Essere i primi su Google


Essere i primi su Google: è davvero così importante?

Essere il primo risultato dei motori di ricerca è un sogno molto comune tra coloro che hanno un business online, ma è davvero fattibile?

Tutte le aziende che si lanciato sul mercato online condividono lo stesso sogno: essere prime su Google. Far sì che il proprio sito riesca a raggiungere le prime (o meglio, la primissima) posizione nella SERP è uno degli obiettivi SEO a cui tutti ambiscono e per cui bisogna lavorare parecchio.

Un sito che non raggiunge la prima pagina di Google non è competitivo come dovrebbe, e ha scarse probabilità di essere individuato da potenziali clienti interessati a prodotti, servizi o anche solo informazioni. Non è un caso se già da qualche anno gira il detto che non esista posto migliore per nascondere un cadavere della seconda pagina di Google, dove non guarda (quasi) mai nessuno.

Perché essere primi su Google e gli altri motori di ricerca?

Ci sono tanti modi, al giorno d’oggi, per raggiungere i nostri clienti. Uno su tutti, indicato da tutte le guide e fortemente incoraggiato, è quello di potenziare e investire sulle attività per social media. Facebook, Instagram o Twitter sono ottimi metodi per divulgare informazioni su un prodotto già conosciuto sul suolo internazionale, come ad esempio una borsetta firmata. Se il vostro prodotto, però, non ha un nome particolarmente conosciuto, la divulgazione social potrebbe rivelarsi poco efficace. Ecco perché posizionarsi sul motore di ricerca può aiutare il nostro brand a farsi un nome e una reputazione tra clienti che non ci conoscevano prima, e che magari potrebbero essere interessati a noi.

In poche parole, posizionarsi in prima pagina su Google potrebbe essere un’ottima strategia per chi possiede un’impresa locale, non ha un’immagine affermata nell’immaginario del consumatore e chi ha bisogno di sfruttare Google per raggiungere i suoi clienti in qualità di freelance o professionista che fornisce un servizio.

Ogni giorno, Google viene tempestato da circa 3 miliardi di ricerche. Il che significa che ogni minuto avvengono circa 1.3 milioni di interrogazioni al motore di ricerca. Circa il 70% delle ricerche terminano e si dichiarano soddisfatte dei risultati presenti sulla prima pagina, mentre la seconda e la terza si spartiscono quello che avanza, se avanza. Molte persone che non trovano il risultato sperato in prima pagina, infatti, decidono spesso di tentare una nuova ricerca.

Altri numeri: i primi cinque risultati della prima pagina attirano oltre il 75% dei click: gli altri risultati della prima pagina, fino alla decima posizione, si spartiscono la restante percentuale. Viene dunque spontaneo maturare l’idea di provare a introdursi nella fascia di risultati a pagamento, ovvero quelli che appaiono sotto forma di Annunci in testa alla SERP. Pagare fior di quattrini per apparire in pole position quando gli utenti ricercano determinate keyword può sembrare un approccio allettante. La verità, però, è che circa il 73% degli utenti ha ammesso di saltare i risultati a pagamento per fare direttamente click sui primi risultati organici, spesso molto più accurati e meno dichiaratamente pubblicitari. A quanto pare, dunque, l’unica soluzione è quella di ottimizzare i propri contenuti al fine di raggiungere un posizionamento organico semipermanente e assai più fruttifero.

Lavorare su Google o sugli altri motori di ricerca?

Potrebbe sembrare una domanda scontata e, in effetti, in inglese è da qualche tempo nato il verbo “to Google”, che significa cercare qualcosa sul noto motore di ricerca. In Italia così come in Europa il monopolio delle ricerche spetta infatti a Google, con il 90% del mercato. In America si raggiunge il 60%, mentre a livello globale i dati raggiungono circa il 77%.

Tuttavia, è sempre bene comprendere qual è l’obiettivo della propria attività e qual è il target. Se il vostro business punta a conquistare acquirenti cinesi o russi, per esempio, sarà essenziale entrare in contatto con i loro motori di ricerca, ovvero rispettivamente Baidu e Yandex. Non si può pensare di arrivare in ogni casa che conta del mercato russo, quindi, senza ottimizzarsi per i loro motori di ricerca.

Che cosa significa davvero essere primi su Google?

Essere primi su Google non è una cosa che si può raggiungere dall’oggi al domani, uno status perfetto che richiede qualche piccolo sforzo e qualche centinaio di euro di investimenti SEO e SEM. Essere primi per una data parola chiave è uno sforzo continuativo che si raggiunge con il tempo e l’impegno quotidiano applicato alle tecniche di Search Engine Optimization più moderne. Per capirlo ci basterà provare per qualche giorno a posizionare un articolo o un contenuto in prima pagina: ci ritroveremo a combattere contro gli algoritmi di Google, la nostra concorrenza e la SEO stessa.

Primeggiare su Google (o sugli altri motori di ricerca) non è un compito facile e richiede tempo, impegno e – soprattutto – nessuna scorciatoia. Diffidiamo sempre da chi promette risultati eccellenti in modo super economico e in pochi giorni: i sistemi di verifica dei motori di ricerca diventano sempre più vigili, e Google Penguin, l’algoritmo più temuto, potrebbe penalizzare coloro che cercano di raggiungere le vette con l’inganno o i mezzucci.

Posizionarsi su Google con una parola chiave molto generica (es: vendita abbigliamento) potrebbe essere pressoché impossibile per una piccola azienda. In questo articolo parliamo delle parole chiave lunghe, ovvero un sistema per primeggiare su Google che ricorre a parole chiave più specifiche e con meno concorrenza di mercato.


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